
Lo scorso 9 ottobre si è svolta la XXVII edizione del concorso nazionale di pittura e scultura Premio Arte Martinengo. Un appuntamento caro agli amanti dell’arte e ai pittori dilettanti e professionisti, che da ormai 27 anni colora il centro storico di Martinengo (BG). Quest’anno è stato impreziosito dalla speciale mostra “Memorabilia, il mito di Andy Warhol”, visitabile dal 7 ottobre al 1 novembre presso il Filandone di Martinengo.
Tanti gli artisti che hanno partecipato riempiendo il nostro centro storico di colori e bellezza. Quest’anno il tema della sezione estemporanea era: “Martinengo Pop: il borgo storico incontra la Pop Art” dedicato al più grande artista della Pop Art.
La giuria ha infine proclamato i vincitori della competizione. Di seguito la classifica delle due sezioni e le motivazioni delle premiazioni:
Categoria Estemporanea
- 1° classificato: Vanessa Di Mario
- 2° classificato: Barbara Sandri
- 3° classificato: Laura Spreafico

” “Martinengo Pop: il borgo storico incontra la Pop Art” era il tema assegnato agli artisti per la sezione estemporanea della 27° edizione del Premio Arte Martinengo.
Nell’acquarello della giovane artista Vanessa Di Mario questo incontro è tangibile e molto concreto.
L’opera, inizialmente scartata dalla giuria in quanto ritenuta poco coerente con lo stile pop, è stata rivalutata alla luce di un dettaglio che era sfuggito ad un primo sguardo: la scritta Interview.
Infatti, una delle sezioni della mostra “Memorabilia, il mito di Andy Warhol” (da qui il tema del concorso proposto) raccoglie alcuni numeri della rivista fondata nel 1969 dallo stesso Warhol, denominata proprio “Interview”.
Sulla copertina di ciascuna di queste riviste, campeggia in grande il volto della celebrità a cui l’intervista è destinata, mentre nella parte superiore troviamo il nome del magazine. In determinati momenti della giornata, si può notare come il campanile della chiesa prepositurale di Sant’Agata si rifletta sul vetro del quadro che contiene la rivista raffigurante l’attrice francese Clio Goldsmith.
Ecco quindi che uno dei monumenti simbolo di Martinengo (Sant’Agata è la patrona della città) entra materialmente in una delle opere esposte alla mostra dedicata al Re della Pop Art.
Questa interpretazione originale del tema, una intuizione per nulla scontata, è stata premiata dalla giuria con il primo posto della sezione estemporanea”.

“Il dipinto coglie uno scorcio emblematico e crocevia della vita quotidiana martinenghese, che potrebbe essere definito ‘pop’ per eccellenza, proprio perchè carattere architettonico distintivo e di rimando nella mente di molti, se si pensa alla nostra cittadina.
In linea con la poetica della Pop art stessa, secondo cui emblemi culturali, visivi e personaggi di rilievo, che spesso nell’immaginario comune assurgono alla natura di feticci, diventano tipici, simboli, da riprodurre infinite volte, quasi a raggiungere l’assuefazione in chi guarda.
I portici, proprio per la modularità costruttiva e ripetitiva, richiamano in qualche modo il concetto di serialità e riproducibilità. Nell’opera di Sandri, essi prendono così vita e nuova luce attraverso l’uso di colori che ben si distaccano dalle tonalità terrose dei materiali di costruzione, per catapultare lo spazio dipinto in una dimensione decisamente vicina all’estetica di Warhol, in cui colori vivaci e totalmente arbitrari ricordano proprio quelli delle sue stampe. Non solo, tale effetto è accentuato e ripreso dalla tecnica utilizzata da Sandri ad es. nella realizzazione dei conci in pietra che formano l’arcata in primo piano. Il rosa, un poco stridente, si amalgama quindi con il blu intenso dello sfondo, secondo un’ esecuzione che simula una matrice, che, stampa dopo stampa, cede inchiostro e lascia sulla tela impronte via via sempre meno definite nei contorni, chiaro richiamo, ancora una volta, alla tecnica serigrafica utilizzata dallo stesso Warhol.
Ad accrescere la dimensione pop del dipinto, l’aggiunta dello skater, unica presenza umana sulla tela, che ben richiama una dimensione urban, che rappresenta a pieno la cultura popolare odierna, in piena espansione da modelli sicuramente di derivazione americana, culla della cultura skate.
Si scorge inoltre un omaggio a Andy Warhol, nell’aggiunta a mo di manifesto pubblicitario, di una chiara citazione della famosissima Campbell soup, tra i soggetti più amati e certamente più riprodotti del padre della Pop Art”.

“La composizione di Laura Spreafico è impostata come la più classica veduta di Martinengo con i suoi portici e lo scorcio della monumentale facciata della chiesa parrocchiale; si tratta della più usuale veduta del borgo: l’autrice parte quindi da un’ immagine “popolare”, consolidata nell’immaginario collettivo, quasi una cartolina.
Su questa “cartolina”, già una scelta “pop”, Laura Spreafico stravolge la veduta di Martinengo applicando in piena coerenza i canoni della “pop art”: tavolozza fredda, colori acidi come nelle litografie di Andy Warhol, niente sfumature né chiaroscuri, compatte campiture spaziali in sequenza rigidamente geometrica.
Guardando l’immagine l’effetto immediato restituisce la sensazione disorientante di trovarsi ad osservare una litografia seriale, non un dipinto: questo è ancora di più “pop art” (si pensi alle scatole industriali di zuppa rifatte ad arte da Andy Warhol).
Laura Spreafico va oltre: i portici sotto l’orologio (senza ore) prendono una direzione divergente dando all’intera immagine una spaziatura surreale. L’effetto straniante impone un differente sguardo su una veduta del Borgo non più logorata dall’abitudine, scandita in una rigida griglia mossa da colore puro.
La strada rossa sembra bloccarsi a una casa nera, ma due pertugi di luce e la sagoma di un albero annunciano luci e colori, di filari di alberi e campi coltivati sotto ampi cieli azzurri.
Con la poetica trasgressiva della cultura pop, gli antichi spazi di Martinengo, assumendo inusuale aspetto, vengono reinterpretati per offrire una visione aperta a tempi nuovi”.
Categoria Contemporanea
- 1° classificato: Roberto Boiardi
- 2° classificato: Sveva Salvetti
- 3° classificato: Uber Gatti

“L’opera di Roberto Boiardi catalizza l’attenzione dello spettatore per l’immediata capacità comunicativa raggiunta attraverso una resa atmosferica piena e avvolgente e una tecnica ben padroneggiata.
Funziona, attira e comunica efficacemente grazie all’uso sapiente di impliciti riferimenti a un bagaglio visivo diffuso e condiviso, che va dall’arte pittorica a quella fotografica, toccando anche il settore cinematografico.
I colori terrosi rimandano a immagini di un tempo passato eppure ancora non troppo lontano e rendono questa veduta cittadina un ricordo di un vissuto comune a tanti di noi, incrementando un senso di appartenenza a una storia collettiva.
La superficie graffiata e la profondità prospettica accentuata dallo sfumato atmosferico la avvicinano a un frame cinematografico di una pellicola realista. Allo stesso tempo è possibile apprezzare stilemi pittorici che attingono direttamente all’arte di inizio XX secolo, in particolare al gusto di Novecento, per la solidità dei volumi, per la forte presenta scenica di ogni elemento e per le tonalità naturali delle tinte.
L’opera è stata scelta come vincitrice per la capacità di combinare tutti questi elementi senza sfociare in una didattica leziosità, ma traendo da essi la possibilità di raggiungere senza filtri e senza intermediazioni intellettuali la sensibilità di ogni spettatore trasportandoci in un momento storico, gli anni ’60, caratterizzato da forti trasformazioni e grande speranza per il futuro, che ora possiamo vedere con nostalgia o con rimpianto”.

“A distanza di qualche anno, la scultura torna al concorso Premio Arte Martinengo e si aggiudica il secondo posto della sezione Contemporanea con la scultura geometrica dell’artista Sveva Salvetti.
Due sagome triangolari di misure solo apparentemente uguali, sono intrappolate una nell’altra, dando origine a una composizione essenziale ma allo stesso tempo di impatto, in grado di creare un effetto visivo forte ed evocativo.
L’intera impalcatura si poggia su un perno minuscolo a cui è stato affidato il gravoso compito di sorreggere l’opera che, con la sua inclinazione, sembra essere ancora alla ricerca di un proprio stato di equilibrio non solo fisico, ma anche concettuale. I due elementi, infatti, sono interdipendenti, hanno origine reciproca e non possono sfuggirsi in nessun modo, costretti a coesistere nello stesso spazio. Quasi come fosse una versione angolosa dello yin e yang, ci sono due forze opposte indivisibili in armonia fra loro, perché nulla esiste senza il suo contrario. E questo contrasto è sottolineato dalla scelta cromatica.
Il bianco e il nero nell’arte hanno il potere di generare un’immediata tensione, di creare disorientamento. Questi due colori sono le estremità del cerchio cromatico: il bianco contiene tutti i colori e viene associato istintivamente all’idea di purezza e di innocenza; il nero è invece un’assenza di colore, e si lega all’idea di vuoto, di buio, di dolore, di lutto.
La tensione che questi non-colori determinano, mettono in moto tutte le sensibilità emotive, evocative e logiche come in una sorta di percorso iniziatico.
Con questa scultura, Sveva Salvetti ha operato un esperimento di una raffinatezza minimale, la cui forza sta nell’equilibrio destabilizzante”.

“In questa “Donna con cane” l’artista si misura in modo originale con un primo piano di figura. Teatrale e intimo allo stesso tempo, questo “ritratto”, svincolato da ogni descrittivismo, esplora le vibrazioni emozionali della presenza femminile nello spazio.
La solida inquadratura dei volumi si fonde in un connubio di enigmatica suggestione con le cromie dissolventi che trapuntano la tela.
L’artista ci presenta una donna dall’identità incerta ma conturbante. I toni neri, grigi, bruni, affondano nei territori insondabili dell’inconscio e affiorano in una stesura pittorica che media realtà e sogno in una complessa interazione di timbri.
Si tratta di una sfida non facile, tra la resa fisiognomica e l’interpretazione emotiva, che restituisce una visione tattile e allo stesso tempo sfuggente di una presenza incorniciata in uno spazio quasi metafisico.
L’eleganza della solitaria figura confortata dalla compagnia fedele del cane, il senso sospeso di un’attesa composta, l’intensità della sintesi narrativa sono amplificati dalla magica evanescenza della trama cromatica che avvolge la scena in un’atmosfera di onirica risonanza. Contribuisce a un fascinoso senso di irrisolto la coltre di luce soffusa che ondeggia sulle superfici, “impalpabile e scialba” come la nebbia di pascoliana memoria”.
I vincitori e alcuni partecipanti alla sezione estemporanea sono in esposizione presso la sala espositiva del Filandone di Martinengo fino a sabato 29 ottobre, giorno in cui le opere vincitrici verranno consegnate agli sponsor.

Con il sostegno di
